Invecchiare
Sono trascorsi 55 anni
dalla mia nascita;
ora mi chiedo se invecchiare
è rendersi conto,
sempre meglio
e senza dare di matto,
che la vita fisica
ha un termine,
qualunque esso sia,
in qualsiasi momento accada.
E' la capacità di vedere
davanti al proprio sguardo
il buio che spegne le emozioni
l'assenza di un esserci
di persona
un avvicinarsi progressivo
ed implacabile
del silenzio del desiderio e del timore
per dare spazio
all'insignificanza di tutto,
esclusa la paura,
il terrore,
il senso ultimo di un'attesa agonica,
che sembra interminabile,
ma dalla quale non si riparte più;
non come siamo abituati
a sapere,
a pensare,
ad immaginare,
a sperare,
a qualunque evento, sia
già accaduto.
Tutto questo
è così deprimente
che la gente preferisce
alienarsi giorno per giorno
finché perde la capacità
di rendersi conto
che comunque deve morire.
Ed invece di optare per una preparazione alla morte
da di matto
e vuole esistere qualunque evento
che sia ipergratificante,
quel fisico stesso,
che poi ,
alla fin fine,
non è che il niente,,,,,,,,
di cui ci dovremmo liberare
prima
di morire,
e coscientemente.
Invece si muore
in modo alienante.
La mia vita
è una preparazione alla morte
di questo corpo
perchè la mia anima
non ne sia compromessa,
ferita
o, peggio ancora,
frantumata..;
sembra assurdo,
ma quando il corpo muore
è il caos della consapevolezza
e solo coscientemente
non si perde l'orientamento
della strada giusta
Per questo è d'uopo prepararsi
alla morte,
di questo corpo trappola
e soluzione,
perchè l'anima eccelsa
sia certa
di essersi liberata
almeno di una coazione:
quella più frenata,
quella più pesante,
quella che l'aveva
impudentemente circondata,
e resa praticamente invisibile
ai suoi stessi occhi di rugiada.
12 agosto 2012
Simonetta Pancotti
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